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Immagine del redattoreAngelo Fernando Galeano

La sublime arte del vocalizzo.

Aggiornamento: 13 giu 2023

La voce non esiste. L’apparato fonatorio è fatto di cartilagini, organi, muscoli. Organizzare il funzionamento di tutti questi componenti crea il fenomeno voce, con tutto quello che ne consegue in termini di gestione e, sopratutto, manutenzione. I muscoli facenti parte dell’apparato fonatorio, come tutti gli altri muscoli del corpo, necessitano infatti per il loro funzionamento ottimale di riscaldamento e di allenamento. La differenza fra un cantante professionista ed un dilettante sta soprattutto in questo, il cantante è a tutti gli effetti un atleta.

La voce non esiste, ci sono muscoli che fanno delle cose, se li alleniamo le fanno, se non li alleniamo non le fanno.

L’errore più comune del principiante, ma spesso anche del cantante più esperto, è quello di ritenere il vocalizzo esclusivamente un mezzo per scaldare la voce. 

Questo può essere vero in una voce già allenata che si appresti ad una performance, ma la voce per essere efficace, come tutti i muscoli, deve subire un processo organizzato di allenamento prima, e di mantenimento nel tempo poi.


Studiare, per un cantante, vuol dire non solo dedicare del tempo ai brani del proprio repertorio, ma, sopratutto, dedicarlo all’allenamento vocale. Così come studiare, per un danzatore, non è imparare una coreografia ma prima di tutto esercitare il corpo alla sbarra. 


I vocalizzi non sono tutti uguali.

Ci sono diverse estensioni, sillabazioni, movimenti muscolari, a seconda che si voglia allenare una qualità di suono piuttosto che un’altra, o a seconda, ad esempio, che si voglia allenare l’uniformità fra i meccanismi laringei piuttosto che il singolo meccanismo avulso dal contesto vocale artistico.


Quindi esistono esercizi per l’isolamento di un movimento muscolare laringeo ed esercizi invece che quel movimento muscolare lo inseriscono in un contesto più omogeneo di emissione, completa di corpo, musica e voce, che in questa sede vorrei battezzare come vocalizzi “organici”. Organico, dal greco ὀργανικός, quindi derivato da ὄργανον, organo, vuol dire “attinente alle macchine, agli strumenti; che serve di strumento”, quindi composto di parti distinte, ma tra loro corrispondenti e armonicamente disposte in vista del fine a cui sono coordinate.


I vocalizzi di isolamento del movimento muscolare sono ad esempio quelli per la predisposizione del meccanismo M2, o quelli per la retrazione falsocordale; fanno parte di questa categoria, oltre a tutti gli esercizi Estill, anche il lip roll, l’NG e tutti i SOVTE, ossia i vocalizzi a Vocal Tract semi-occluso.

Quelli organici, al contrario di quelli di isolamento meccanico, sono vocalizzi che inseriscono le abilità, come ad esempio l’inclinazione tiroidea o la gestione della respirazione e della pressione sottoglottica, in contesti più ampi, corporei e musicali, sciogliendo l’attenzione dell’artista dal singolo movimento muscolare consentendogli di eseguire varie qualità di suono nello stessa frase musicale cercando omogeneità fra musica, stile ed emissione, ed eliminando l’ossessione dalla meccanica laringea.




Esistono inoltre vocalizzazioni precise per ogni movimento muscolare ed ogni qualità di suono che si vuole studiare. Non si può ad esempio allenare il belt sulla U o la voce cosiddetta impropriamente di testa sulla E.


L'allenatore vocale accorto è quindi quello che propone all’artista l’esercizio giusto per allenare un determinato suono, piuttosto che essere quello che è capace di spiegare come avviene quel suono o come dovrebbe avvenire ma non sa come farlo riprodurre se non per imitazione.  

Ci sono vocalizzi storici che tramandano esperienza e “gesti antichi”, come direbbe mio padre, la maggior parte di quelli più efficaci di epoca belcantista, e vocalizzi più “moderni”, nel senso temporale del termine, non nel senso stilistico. I vocalizzi più antichi e molti dei più moderni sono vocalizzi organici. I vocalizzi di isolamento muscolare invece sono vocalizzi di concezione più contemporanea, e derivano esclusivamente da alcuni metodi meccanicistici.



La laringe, da sola, non fa quasi nulla.

Inserita in un contesto organico più ampio, sono gli atteggiamenti del motore pressorio, posturali, di allineamento e del filtro risuonatore a gestire l’organizzazione per l‘emissione delle varie qualità di suono, che poi effettivamente avviene nella sorgente vibratoria, la laringe.

In parole povere non è la laringe il punto dove si decidono le sorti del nostro suono, benché essa ne sia la sorgente primaria, ma tutto è già deciso dagli ordini impartiti dal cervello a tutto il sistema fonatorio in fase di prefonazione.


È indubbio che si possa e si debba imparare a vocalizzare, e poi a cantare, in tutte le posizioni possibili, specie nel canto teatrale dove il corpo e la voce sono dal servizio delle azioni di un personaggio, ma questo può avvenire solo dopo aver compreso come emettere ogni qualità di suono, e di conseguenza allenato il nostro apparato fonatorio, vocalizzando in piedi, per meglio applicare tutti gli atteggiamenti posturali e di gestione del motore pressorio, quali la respirazione costo toraco diaframmatica, che non possono essere compresi e applicati, in fase di studio, da seduti.


Ogni qualità di suono, si è detto, ha una sua vocalizzazione specifica, così come ha una sua organizzazione dell’allineamento del corpo, della postura e del vocal tract.

Se negli esercizi di isolamento è facile e spontaneo, in alcune metodologie, restar seduti, è molto più difficile imparare a farlo su vocalizzazioni di tipo organico e in esercizi di tipo teatrale che vanno dall’ottava in su, fino alla decima e dodicesima.


Ciò non toglie, ribadisco, che il passo successivo sia imparare a cantare in qualsiasi posizione e facendo la qualunque, ma un buon didatta sa sempre come non confondere, anche nell’allievo, il momento didattico da quello performativo, e soprattutto sa sempre come gestire la didattica organizzandola in un percorso di progressione, per cui, pur sapendo che fra qualche anno, o mese, l’allievo canterà in ogni posizione, mentre trasmette la competenza nell’allenamento vocale di base, saprà oculatamente scegliere gli atteggiamenti posturali più idonei al livello di allenamento dell’allievo. Partendo, nel livello base, sempre, dalla postura eretta.


Nel Canto non teatrale, è opportuno vocalizzare a microfono?

La vocalizzazione è inoltre un momento fondamentale della costruzione delle competenze di base dell'Artista, e non ha, all'inizio, nulla a che fare con il momento performativo.

Nel caso del canto non teatrale, il cosiddetto impropriamente Canto Moderno, è decisamente sconsigliato l'uso del microfono durante l'attività di allenamento vocale mediante vocalizzazione.

L'amplificazione inoltre, in un artista in formazione, elimina la propriocezione in favore della sensorialità esterna, rendendo così inutile o poco efficace il vocalizzo.


Ci sono professionisti specializzati nell'allenamento vocale?

Il vocalizzo è un’arte fondamentale del cantante e necessita di allenatori vocali specializzati, che siano in primis cantanti di professione, e poi specialisti della meccanica laringea, così come nella danza ci sono i coreografi per la parte artistica e performativa e i maestri di sbarra per l’allenamento muscolare. Questa professione in Italia è nota, per colpa mia, col nome di Vocal Trainer, e non è la stessa del Vocal Coach, equivalente del coreografo, che è invece il professionista che i occupa di stile e repertorio e che, al contrario del Vocal Trainer, può anche talvolta non essere un cantante.

E' ovvio che le due professionalità, in alcuni fortunati casi, possano in convivere felicemente nello stesso didatta.


E’ molto importante, se non fondamentale, che un allenatore vocale segua l’artista di persona mentre svolge il suo allenamento muscolare e vocale, non c’è microfono o telecamera che possa attivare in modo appropriato i neuroni specchio dell’insegnante come accade invece con la presenza reale e fisica nella stessa stanza.

In ogni caso il consulto via Skype o FaceTime può essere una forma di supervisione a distanza dell’allenamento autonomo dell’artista o del suo riscaldamento pre-concerto a Sidney o a Timbuktu, ma non può e non deve essere sostitutivo del trasferimento di esperienza e conoscenze viso a viso, cardine e fondamento, condicio sine qua non, della trasmissione del saper fare da artista ad artista.


Un'ultima riflessione.

Ogni artista che lavori con il corpo, come il danzatore o il cantante, dovrebbe tenere sempre ben a mente che quello che siamo artisticamente, muscolarmente, vocalmente, è il frutto di quello che abbiamo fatto negli ultimi 10, 20, 30 anni, non solo di quello che abbiamo fatto nell’ultima mezz’ora prima di cantare, o di danzare, davanti ad un pubblico.


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