Storicamente la Tecnica, senza scomodare i Greci con ovvie elucubrazioni etimologiche, è l’arte di saper fare qualcosa, la perizia nel saper fare qualcosa, mentalmente o fisicamente.
Nel caso del canto è un insieme di pratiche e regole, scritte o tramandate per esperienza, che rendono riproducibile un determinato movimento o insieme di movimenti fisici e muscolari che portano all’emissione di un determinato suono.
Suono che per essere riproducibile e codificato dev’essere stato emesso, esperito e codificato in precedenza da altri esseri umani.
La Tecnica Vocale è quindi l’insieme delle conoscenze storiche, meccaniche, fisiologiche e stilistiche che ci consente la riproducibilità di un dato suono in qualsiasi momento, previo riscaldamento.
La Tecnica Vocale è quindi l’insieme di tutte le conoscenze sul funzionamento dello strumento voce accumulatesi negli ultimi 400 anni, e dalle quali nessun metodo, anche il più moderno, dovrebbe prescindere.
Il metodo è invece un percorso di allenamento soggettivo, frutto dell’esperienza e della conoscenza di un singolo Artista.
L’Artista creatore di un metodo è colui che decide di preconfezionare una scelta di conoscenze e competenze e codificare un certo tipo di allenamento ad uso e consumo di altri artisti che eseguono lo stesso o gli stessi generi vocali dell’Artista fondatore del metodo.
Il Metodo Vocale è quindi una scelta di competenze tratte dalla Tecnica Vocale da una mente artistica precompilatrice ad uso di uno o più stili.
I metodi, a seconda dell’approccio voluto dal loro creatore, si dividono in due grandi filoni: meccanicistici e sensoriali.
I metodi meccanicistici sono quelli che fondano la loro didattica per raggiungere determinate ‘qualità’ di suono sulla conoscenza della meccanica laringea e su atteggiamenti muscolari corrispondenti ognuno ad un’attività muscolare o cartilaginea nella laringe, che garantiscono la riproducibilità meccanica dei suoni.
I metodi sensoriali sono quelli che non si affidano al controllo diretto della meccanica laringea ma fondano la ricerca della riproducibilità del suono mediante sensazioni risonanziali di tipo propriocettivo.
I metodi vocali, dai più sconosciuti e personali fino ai più celebri e costosi per ottenerne la certificazione, vendono conoscenze e competenze precedentemente organizzate e confezionate da una mente ordinatrice, il che rende tutto molto più semplice e ne giustifica, in parte, il costo sul mercato.
Quello che differisce fra un metodo e l’altro è la mente organizzatrice appunto, il cervello ordinatore, precompilatore e organizzatore delle competenze e delle conoscenze in base alla propria esperienza e al proprio background artistico.
Il compilatore di metodo perfetto e univoco, a mio avviso, non esiste.
Dovrebbe essere un esperto esecutore e conoscitore di troppi stili diversi, partendo dalla fondamentale e spesso ignorata macrodivisione fra canto teatrale (Opera, Barocco, Musical Theatre,..) e non teatrale (Rock, Pop, Jazz, Folk,…)
Esiste invece il compilatore di metodo accorto, ossia quello che nel proprio metodo, oltre che le proprie personali scoperte o intuizioni o semplice buonsenso, inserisce una summa di quanto di buono e sacrosanto lo ha preceduto analizzando cosa e da quale tradizione può provenire ciò che può essere considerato di base o inspiratore del proprio metodo.
Non ho molta simpatia per i metodi rivoluzionari, quelli che proclamano che tutto il passato è trovarobato per il Mefistofele ed è da bruciare perché il nuovo che avanza seppellirà tutti con una risata.
Di solito il compilatore di metodo di questo genere tende a demonizzare i 400 anni di storia della Tecnica Vocale semplicemente per ignoranza del loro valore e degli effettivi contenuti di trattati fondamentali di cui spesso ignora l’esistenza.
Un Vocal Trainer dovrebbe, alla luce delle proprie conoscenze storiche e pratiche della Tecnica Vocale, conoscere, analizzare, soppesare, valutare pro e contro, pregi e limiti di quanti più metodi incontri sul suo cammino artistico e conoscere l’ascendenza del maggior numero di Scuole, intese come tradizioni vocali e metodologiche, assolutamente non ignorando quanto detto, enunciato, scoperto o sconfessato nelle epoche precedenti.
L’artista accorto quindi non compie l’ingenuità di formarsi in un solo metodo, fosse anche il più celebre e blasonato al mondo, smettendo di allargare i propri orizzonti e dedicando la propria vita alla diffusione esclusiva di quel metodo come fosse uno dei Vangeli Sinottici, scartando tutti gli altri considerandoli apocrifi, o addirittura scartando deliberatamente dalle proprie conoscenze tutto ciò che è stato scritto e fatto prima (e spesso anche dopo) dell’invenzione del proprio metodo di riferimento.
In ogni metodo può esserci un barlume di verità o di utilità, ma nessuno da solo può soddisfare le necessità vocali, stilistiche e igienico-vocali di ogni stile e repertorio.
Potremmo quindi dire che il metodo vocale sia la modalità con cui si decide di apprendere una certa tecnica?