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Immagine del redattoreAngelo Fernando Galeano

Qual è la differenza fra Vocal Coach e Vocal Trainer?

Aggiornamento: 14 nov 2020

Storicamente la figura professionale più importante legata alla didattica vocale è l’Insegnante di Canto, o Maestro di Canto.


Ad affiancare questa professionalità, da secoli, esiste il cosiddetto Maestro di spartito, o Maestro ripetitore, un pianista, o un direttore d’orchestra, che si occupa dello studio della partitura, dello stile e della preparazione del repertorio, affiancando così l’insegnante di canto che si occupa del percorso tecnico.


Nel mondo anglosassone queste due professionalità hanno un nome preciso:


il Voice Teacher, l’insegnante di tecnica vocale, che non può che essere un cantante;


il Vocal Coach, l’insegnante di repertorio, ripasso dello spartito e preparazione stilistica, un pianista, direttore d’orchestra, talvolta, in alcuni generi un chitarrista, e ogni tanto anche un cantante.


Quando, un po’ più di una decina d’anni fa, iniziai ad occuparmi di insegnamento del Canto a livello accademico decisi che avrei voluto occuparmi principalmente di tecnica più che di repertorio e stile, benché sempre all’interno del grande contenitore del canto teatrale.


Gli italiani all’epoca facevano fatica a sentir parlare di “Voice Teacher”, e, complici trasmissioni televisive e una disinformazione generale, scambiavano la definizione di Vocal Coach per quella di Voice Teacher.


Qualche tempo dopo, parlando di questo qui pro quo con una mia collega statunitense (una Vocal Coach, quindi una pianista, non una cantante) decisi che per l’Italia serviva un termine sì inglese, che quindi mantenesse la moda esterofila tipica del canto non teatrale, volgarmente detto moderno, ma che fosse più chiaramente riferito all’allenamento vocale che all’ambito stilistico e performativo.


Coniai quindi la dicitura “Vocal Trainer”, allenatore vocale, al posto di Voice Teacher, e scommisi con la collega che entro un decennio in Italia sarebbero diventati tutti Vocal Trainer, anche chi non ne aveva i presupposti professionali.


Ribattezzai la mia Pagina Facebook “Angelo Fernando Galeano - Vocal Trainer”, e per qualche anno mi presi gli insulti dei colleghi italiani che ritenevano che quella dicitura fosse troppo poco artistica e troppo riconducibile all’ossessione moderna per la meccanica laringea, oltre che irrispettosa per l’antica tradizione italiana del Maestro di Canto.

Ma tant’è, ormai è storia, non posso più tornare indietro e il danno è fatto.


Era però esattamente ciò che volevo, che si comprendesse anche in Italia che ci sono figure professionali più adatte alla didattica della tecnica e della meccanica vocale ed altre invece più legate all’aspetto musicale e interpretativo.


È ovvio ed inutile puntualizzare che ci siano grandissimi professionisti che uniscono in una sola persona entrambe le figure professionali. Ça va sans dire.


Come volevasi dimostrare, oggi la definizione di Vocal Trainer è diventata molto di moda.


Ovviamente è una definizione tutta italiana, se parlate di Vocal Trainer ad un americano o ad un inglese penserà probabilmente ad un Personal Trainer che vi urla contro con voce stentorea.


Il Vocal Trainer quindi è un cantante, e non può non essere tale, esperto di meccanica laringea, esperto di un ampio numero di metodologie vocali, il più ampio possibile, che si occupa dell’allenamento vocale e della preparazione tecnica di un artista.


Il Vocal Coach non è un insegnante di canto più figo, né un insegnante di canto in senso stretto.

Il Vocal Coach è un pianista, o un direttore d’orchestra, o ovviamente un cantante, in ogni caso un musicista, esperto di uno o più stili, che si occupa di preparare l’artista dal punto di vista stilistico, musicale e performativo.

Lo guida nella scelta e nello studio del repertorio e lo aiuta nella fase preparatoria della performance.

È scontato quindi che la scelta di questa figura professionale dipenda strettamente dal tipo di repertori e di stili che si eseguono.


Ribadisco: è possibile, ed auspicabile, che le due figure professionali coesistano nello stesso artista, ma non è obbligatorio.


Quello che è assolutamente obbligatorio è che entrambe le figure siano dei musicisti professionisti, che abbiano calcato le sacre tavole del palcoscenico prima di passare alla didattica, essendo l’esperienza che ne deriva cardine e fondamento nella trasmissione del sapere e del saper fare, soprattutto nel canto teatrale, arte basata su abilità tecniche e stilistiche molto più oggettive che nel canto non teatrale.


L’intera trasmissione del sapere pratico nell’arte canora è basata sull’uso dei neuroni specchio, e tutti gli studi a riguardo ci assicurano che è impossibile comprendere e trasmettere qualsivoglia atteggiamento muscolare senza possederne l’abilità in prima persona.

Vado abbastanza fiero della creazione del termine Vocal Trainer, il fatto che sia così di moda vuol dire che funziona, ma non posso non perdonarmi il fatto che l’esistenza di un nuovo termine abbia dato adito anche a professionalità non artistiche di auto proclamarsi Vocal Trainer, in modo del tutto arbitrario e ingiustificato.


È il caso di alcuni professionisti clinici riabilitativi che, definendosi Vocal Trainer, ritengono di poter guidare un artista nella comprensione e nell’esecuzione delle qualità di suono senza esserne a loro volta degli esperti esecutori.


Sfruttando, mi si consenta, l’ingenuità dei cantanti, notoriamente la categoria di musicisti più influenzabile, per non dire la più ignorante, e più propensa alla ricerca dell’insegnante-guru, a causa del fatto che i neofiti tendono a percepire il canto come arte estremamente soggettiva.


Perché a un danzatore non verrebbe mai in mente di fare lezione di sbarra con un fisioterapista?

E ribaltando la domanda: perché ad un fisioterapista non verrebbe mai in mente di poter insegnare ad un danzatore come fare una sbarra?

L’art. 33 della nostra Costituzione dice che l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.

Sta agli artisti discernere ciò che è scienza da ciò che è arte, ciò che di scientifico è utile all’arte, e ciò che di artistico è utile alla scienza, e sta alle professionalità artistiche e cliniche collaborare proficuamente senza sconfinare, vicendevolmente, nel campo d’azione altrui.









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1 Comment


marilena.biondo
Nov 15, 2020

Grazie molto interessante!!!

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