Proviamo a dare una risposta elencando innanzitutto una serie di ipotesi su cui costruire il nostro teorema:
L'aggettivo moderno lascerebbe supporre che il canto così definito sia qualcosa in antitesi con un canto classico.
Nell'immaginario collettivo dei non addetti ai lavori il canto classico è identificato quasi sempre con quello operistico, volgarmente detto lirico, e quello moderno è identificato il più delle volte con quello pop o rock.
Esistono brani dalla vocalità "classica" scritti ieri e brani dalla vocalità "moderna" scritti 70 anni fa.
Ho provato a dare una definizione di classico e sono giunto ad una conclusione:
Classico è tutto ciò che per la sua perfezione formale può essere considerato dalle generazioni successive degno di essere preso a modello tecnico e stilistico.
Da queste riflessioni deriva certamente che gli aggettivi classico e moderno non siano identificativi del periodo di composizione del brano né possano riferirsi allo stile operistico o meno della vocalità.
Quello che distingue principalmente questi due generi di riferimento, l'Opera, o il cosiddetto "canto classico" e il Pop e i suoi generi di contorno più commerciali, è che si tratta la prima di un'arte teatrale e la seconda di un'arte non teatrale.
Negli ultimi decenni le due arti hanno iniziato a compenetrarsi e a completarsi vicendevolmente sempre più, tanto che esistono ormai spettacoli teatrali dalla vocalità dichiaratamente pop o rock, e canzoni pop dalla vocalità dichiaratamente teatrale.
E’ il caso, il primo, del Musical Rock (Jesus Christ Superstar, Hair,… ) del Musical Pop (Mamma mia, High School Musical,.. ) e dell'Opera Pop nata alla fine degli anni ‘90 (Notre Dame de Paris, Romeo e Giulietta,..) e, il secondo, del Classic Pop, il genere crossover a cui appartengono di diritto, per quanto in alcuni casi la vocalità teatrale usata sia, o sia stata, decisamente discutibile, Claudio Villa, Mario Lanza, Andread Bocelli, Il Divo, Emma Shapplin, Sarah Brightman, Josh Groban, Collabro, Il Volo, Katherine Jenkins, Susan Boyle,…
Non esiste quindi un canto classico e un canto moderno, ma principalmente un canto teatrale e un canto non teatrale.
Il canto teatrale deve sottostare a determinate regole, e l'artista quando esegue deve diventare un personaggio, ossia "altro da se stesso", o meglio, mi si consenta, "tutt'altro che se stesso".
Nel canto non teatrale invece l'esecutore è chiamato, al contrario, ad essere "il più se stesso possibile".
Ogni stile vocale, sia esso teatrale o meno, possiede un suo periodo classico, un periodo moderno e, a volte, un periodo contemporaneo.
La vocalità teatrale ha il suo stile Classico nel Belcanto, il suo stile Moderno nella vocalità Romantica e Verista, un Neoclassico nella vocalità Legit del Musical Theatre, e un Contemporaneo nel Musical Rock e Pop. Si pensi alla differenza, solo per fare qualche esempio, fra il Giulio Cesare di Handel, la Traviata, West Side Story, Rent e Jesus Christ Superstar.
Anche nella storia della vocalità popolare o Pop contiamo varie epoche e stili.
Tralasciando volutamente il canto popolare degli ultimi 30 secoli, possiamo dire che l’attuale Pop ha un suo Classico nei grandi e nelle grandi cantanti melodici e melodiche di tutta la prima metà del XX secolo (in Italia Nilla Pizzi, Luciano Tajoli, Achille Togliani, Tonina Torrielli), uno stile Moderno inaugurato con gli shouters, urlatori e urlatrici degli anni Sessanta importato in Italia con Tony Dallara, Adriano Celentano, Ricky Gianco, Little Tony..
Ancora uno stile Neoclassico con un ritorno alla voce coltivata e all'abilità vocale più che all'esteriorizzazione scomposta, grazie alle grandi vocaliste degli anni 90, su tutti Celine Dion, Lara Fabian, Giorgia, Whitney Houston, Giorgia, e la prima Mariah Carey, fino alle ultime frontiere più contemporanee, che in Italia hanno preso una strada decisamente lontana da qualsiasi tipo di tecnica vocale coltivata con l'affermarsi sempre più prepotente di artisti, ma soprattutto artiste, dall’evidente assenza di qualsiasi educazione vocale, spacciata, a volte anche in cattiva fede, per peculiarità timbrica. Non occorre fare nomi.
Il canto teatrale, sia esso Classico, Moderno, Neoclassico o Contemporaneo, deve soggiacere a determinate regole tecnico stilistiche per la costruzione di un personaggio scenicamente credibile.
Fra le tante, l'appartenenza ad una categoria vocale a seconda dell'età ed il carattere del personaggio, l'ampiezza della vocalità ben oltre quella cantautorale per offrire al personaggio una tavolozza di colori estesa e quindi un'ampia varietà di espressioni, di stati d'animo e di situazioni, una duttilità di fraseggio e un'elasticita vocale che consentano all'artista di gestire il vibrato, il legato, e tutte quelle caratteristiche del canto “spiegato” che ci aspettiamo in teatro e che ormai, purtroppo, per condizionamento sociale e per una mutazione della filosofia alla base del canto artistico, il pubblico non richiede più ad un artista pop contemporaneo.
Salvo poi riscontrare che il grande pubblico gode ancora, sovente, nel sentire queste caratteristiche di suono e di fraseggio nei cantanti di Classic Pop o di stile Neoclassico.
La tecnica vocale di base per gli stili Pop e Rock, classici e neoclassici, è di formazione inglese, discendente della vocalità operistica barocca italiana, quindi del Belcanto, applicata poi con differenti accorgimenti stilistici e meccanici per questi repertori.
Sono solamente il Pop e il Rock contemporanei italiani ad aver rifiutato questo impianto di costruzione vocale e di allenamento atletico in favore esclusivamente di una ricerca timbrica personalizzata e di una riduzione drastica di tessiture e abilità vocali in fase di composizione per aderire completamente alla vocalità non coltivata degli interpreti di questa nuova tendenza.
In Italia non siamo capaci di sfornare dei cantanti Pop e Rock all’altezza dei loro colleghi inglesi e statunitensi per due motivi:
Quando usiamo una tecnica di base di ascendenza teatrale per l’allenamento di un artista usiamo quella sbagliata, essendo la maggior parte dei didatti di tecnica teatrale, sopratutto operistica, di formazione romantico-verista, quindi la loro pratica e conoscenza è diametralmente opposta a quella belcantista su cui invece si basa la tecnica moderna inglese e statunitense.
In virtù del punto 1, molti didatti hanno preso coscientemente la strada del rifiuto categorico di una tecnica vocale di tipo teatrale come base per l’allenamento del cantante “moderno”, preferendo la ricerca ossessiva della personalizzazione della vocalità pittosto che dell’ampliamento delle sue possibilità in termini oggettivi. Ed è il motivo per cui il nostro pubblico ha perso le speranze che in Italia possa nascere una Celine Dion o una Beyoncé.
E’ ovvio che esistano delle conoscenze “moderne” in termini di funzionamento meccanico laringeo che seguono di decenni l’esperienza belcantista, partendo da Jo Estill in poi, ma queste conoscenze non sono in antitesi con quanto fatto precedentemente dal Belcanto, soprattutto all'estero. Sono le conoscenze meccaniche e fisiologiche che completano e devono completare la formazione di un artista o di un didatta.
E’ ovvio altresì che esistano tecniche davvero moderne, o meglio contemporanee, in via di codifica, per quei suoni che i nuovi repertori hanno inserito solo di recente nella didattica del cosiddetto canto moderno, come il growl o lo scream, e tutti i suoni sovraglottici e le distorsioni. Queste metodologie non sono contemplate nella didattica precedente. e rappresentano quindi l'unica branca della Tecnica Vocale davvero etichettabile come "moderna".
Conclusioni:
Il canto moderno e il canto classico non sono due tecniche d’emissione diverse o antitetiche.
Esiste il canto teatrale e il canto non teatrale. La differenza fra il canto teatrale e il canto non teatrale è stilistica, non tecnica.
Nel canto teatrale devi rispettare determinate regole stilistiche e tecniche per poter abbandonare te stesso ed entrare in un personaggio che esiste a prescindere da te.
Nel canto non teatrale, al contrario, ti è richiesto di essere "il più te stesso possibile".
Un artista che ben conosca la tecnica vocale e la storia della tecnica vocale non confonde mai la tecnica con lo stile.
La tecnica Belcantista è alla base anche del canto non teatrale internazionale.
La vocalità operistica che invece la maggior parte degli italiani ritiene essere “canto classico”, e ritiene di dover sconfessare per un "canto moderno" più efficace, è una vocalità operistica molto recente, non di derivazione Belcantista ma derivante da pratiche di affondo laringeo e di respirazione pelvica che poco hanno in comune col Belcanto.
#tecnicavocale #ditantipalpitiblog #ditantipalpiti #cantomoderno #cantomodernoqualsiasicosasignifichi #vocaltraining #vocaltrainer #vocalcoach #singerlife #DailyVocalTraining #l1èsempresplat #lallenamentopaga #cantolirico #canto #lirica
Comments